Bari Pride 2019 / by Alessandro de Leo

Fotografare il Pride è sempre piuttosto “facile”.
Tutto è a favore di macchina fotografica, a partire dai partecipanti, sempre felici di metterci la faccia per un'iniziativa molto sentita a cui hanno aderito, fino ad arrivare ai simboli onnipresenti: scritte sia su cartelloni che sui corpi, arcobaleni ovunque, perfino tracce lasciate scrivendo con un dito sui finestrini impolverati delle automobili.
Poi ci sono i contrasti, inevitabili, fra la “normalità” di chi il Pride se lo ritrova per caso sotto la finestra di casa e i vistosi partecipanti. Contrasti presenti anche sui corpi stessi dei partecipanti, in grado di far convivere due ali angeliche con una bottiglia di birra. Altre volte i contrasti sono soltanto nei nostri occhi: una ragazza nel corteo guarda per terra, e quello sguardo basso, nella folla festante, significa automaticamente assenza, malinconia, straniamento; potere delle immagini, in cui uno sguardo basso non è mai solo uno sguardo basso, magari per capire dove si stanno mettendo i piedi.
Insomma, è davvero difficile che in un'inquadratura non ci siano elementi visivi fortemente comunicativi.