Sulle Tracce di Alessandro de Leo

Classe' 84, natali molfettesi, residenza biscegliese, passione per la fotografia: il talento artistico di Alessandro de Leo è sbocciato in fretta, al punto da trasformarsi presto in un lavoro.

Laureato in Scienze della Comunicazione, inizialmente apprende i primi rudimenti della fotografia da autodidatta, poi partecipa ad un breve workshop di fotografia, tenuto dal fotografo Giovanni Albore; a questa esperienza segue l'iscrizione alla scuola di fotografia Camera Chiara (Bari), con cui comincia una collaborazione che lo porta dall'altra parte della cattedra; dal 2011 è insegnante di fotoritocco digitale e svolge tutoraggio in sala di posa; contemporaneamente tiene corsi di fotografia presso L'Arcipelago (Valenzano).

Circa la sua produzione fotografica, è dal 2009 che collabora con le principali agenzie di microstock spingendolo verso la fotografia commerciale, dedicandosi principalmente a still life, people e paesaggi; attività a cui affianca momenti di ricerca personale.


  • Parlaci di te e di come nasce la tua passione per la fotografia.

Tenterò di non essere noioso con un polpettone biografico, quindi mi limito a dire che vivo a Bisceglie da 20 dei miei 28 anni, sono laureato in Comunicazione e Multimedialità e fotografo da circa 5 anni. Prima d'arrivare alla fotografia mi sono cimentato in altre discipline, ma è stato solo con la macchina fotografica che sono riuscito ad ottenere risultati che mi soddisfacessero.

  • Insegni fotoritocco digitale. Approfondiamo il rapporto che esiste tra te, l’immagine naturale e il ritocco. Non è una mistificazione della realtà l’artificio introdotto dal ritocco? E quando è necessario il ritocco? Esiste una destinazione specifica per le foto ritoccate?

Quello del fotoritocco è un tema spesso frainteso per mancanza di conoscenza. La postproduzione è nata con la fotografia e ne è parte integrante: la sola macchina fotografica non è mai stata in grado di fornire una fotografia finita, è sempre stato necessario sviluppare la pellicola per arrivare ad un negativo, e già in questa fase si possono prendere decisioni che portano a diversi risultati. Dal negativo bisognava poi passare alla stampa, altra fase in cui il fotografo decideva che tipo di risultato ottenere. Con il digitale non è cambiato nulla: la macchina fotografica ci fornisce un file grezzo (chiamato per l'appunto “raw”) che necessita della postproduzione per poterlo trasformare in un'immagine finita. Solo nel caso in cui scattiamo direttamente in formato jpeg la macchina produce una fotografia completa, ma significa delegare alla macchina fotografica l'intera postproduzione, privandoci quindi di molte scelte vitali per arrivare ad una buona immagine.

Se si vuole fotografare seriamente quindi il “ritocco” è necessario sempre.

Il rapporto tra realtà e fotografia è sempre stato oggetto di dibattito, ben prima dell'avvento del digitale. La fotografia non è riproduzione del reale, è una sua interpretazione. Davanti ad una scena posso ottenere immagini diverse a seconda dell'inquadratura che scelgo (quindi cosa inserisco e cosa tengo fuori), a seconda della luce, della messa a fuoco, dell'obiettivo, per non parlare di come una stessa immagine possa cambiare di significato a seconda dell'impaginazione e della didascalia.

E non dimentichiamo che il fotografo sceglie cosa fotografare e cosa non fotografare, che è la scelta più radicale di tutte. La postproduzione è quindi solo uno di tutti questi elementi che delineano l'immagine, ritengo dunque errato concentrarsi solo su essa.

  • Tu correggi tutte le foto che scatti?

Come si evince dalla risposta precedente, sì, postproduco personalmente tutte le mie fotografie.

Non confonderei però questo tipo di lavorazione con il fotomontaggio o la manipolazione dei soggetti, operazioni alle quali invece ricorro di rado.

  • Preferisci uno scatto dove il soggetto è l’interpretazione nuda del tuo occhio o quella che poi scaturisce dalla trasformazione digitale?

Cerco sempre d'ottenere il massimo già in fase di scatto. Nel mio flusso di lavoro la postproduzione è una semplice ottimizzazione dell'immagine, che di solito non richiede molto tempo. Preferisco impiegare il mio tempo a fotografare piuttosto che a fare i salti mortali davanti al computer nel tentativo di salvare una foto riuscita male.

  • Quali sono i tuoi soggetti preferiti?

Il genere che più mi diverte è il ritratto, ma non disdegno escursioni occasionali per fotografare paesaggi, il che mi da modo di allontanarmi di tanto in tanto dalla sala di posa. Per motivi commerciali il genere a cui dedico più tempo è però lo still life.

  • Cos’è per te la fotografia?

Trovo la fotografia un modo per esprimermi, per rendere tangibili le immagini che ho in mente. C'è chi ci riesce dipingendo una tela, chi suonando canzoni, chi scrivendo, io ci riesco solo fotografando.

  • Cosa vuoi raccontare attraverso la fotografia?

Di solito non c'è un vero e proprio racconto, è più un voler mostrare ad altri un qualcosa che ho visto, anche per un solo attimo, nella mia mente. E' proprio così che è nato il mio ultimo progetto, “Tracce”: sono dei ritratti nei quali sono visibili solo pochissimi dettagli dei soggetti inghiottiti dall'ombra, è come se lo spettatore riuscisse a vedere solo l'impronta di un volto, dovendo quindi immaginare quasi tutto, dai tratti somatici all'espressione, in alcuni casi perfino il sesso.

  • Cos’è la fotografia stock?

Si tratta semplicemente di fotografie destinate ad archivi commerciali. Collaboro con agenzie che raccolgono i lavori dei fotografi e vendono il materiale a potenziali clienti, i quali possono quindi scegliere fra milioni d'immagini di molti autori diversi. E' un mercato che esiste da decenni e che solo negli ultimi anni si è trasferito su internet.

  • È una attività molto particolare e sarebbe interessante per i giovani che vogliano avvicinarsi al mondo della fotografia, capire tutto il meccanismo che si sviluppa e se questa passione può trasformarsi in un vero e proprio lavoro.

Come per tutti i mestieri servono anni di gavetta in cui apprendere le nozioni necessarie, per capire che realizzare una fotografia non è semplicemente premere un pulsante. Per il resto si tratta del solito rapporto fra domanda e offerta: il problema è che attualmente c'è un surplus d'offerta, quindi per poter entrare adesso in questo mercato bisogna proporre qualcosa di nuovo ed armarsi di tanta pazienza. Se poi consideriamo anche la condizione economica generale...

  • Attualmente, quindi, cosa fai? Dove Insegni?

Attualmente la mia attività si divide in due: produzione di fotografie ed insegnamento. Del lato produttivo ho già parlato quando accennavo alla fotografia di stock, per quanto riguarda l'insegnamento collaboro da circa due anni con la scuola di fotografia Camera Chiara (presso la quale sono stato studente), a Bari, tenendo corsi di Photoshop ed assistendo gli allievi in sala di posa , è invece da un anno che tengo corsi di fotografia presso L'Arcipelago, a Valenzano.

  • Sei apprezzato qui al Sud o rientri anche tu tra i talenti in fuga?

E' molto difficile ritagliarsi uno spazio qui da noi, ma pian piano lo sto facendo e voglio continuare su questa strada. La fuga è soltanto il piano B e spero di non dover essere costretto a ricorrervi.



Silvia La Franceschina

(La Diretta Nuova, febbraio 2013)




 

Le infinite identità di Alessandro de Leo

Quando l'artista ha un occhio di riguardo per la propria interiorità, come accade per il giovane fotografo Alessandro de Leo, allora la ricerca dell'armonia e dell'equilibrio diventano i veri protagonisti.

Le opere, spesso figurative, non disdegnano affatto il contesto socio-culturale del quale son figlie e, attraverso la giusta astrazione dal reale mettono a nudo intimità e pensieri: Trapianto d'identità, La ricerca del sé e Anonimo seriale esposte al Bitonto Art Festival '09 ne sono un esempio.

Durante il concorso fotografico Molfetta...oltre lo scatto, de Leo punta invece l'obiettivo oltre i “luoghi da cartolina”, ritrovandosi ora fra operatori ecologici (Autunno), poi fra i cipressi del cimitero (Memento Mori) e freddi cavalcavia (Sovrappasso).

Grande estimatore di semiotica (scienza dei segni), pittura, storia dell'arte e storia della fotografia, de Leo mal sopporta l'eccessiva forzatura che deriva da una esasperata postproduzione, in cui la fotografia appare vittima e la grafica carnefice: in tal proposito il saggio dell'autore Pigmenti o pixel, consultabile al link http://8behelit4.spaces.live.com.

Ottimi i risultati ottenuti con la sua Canon eos 450d, persino nelle condizioni di luce più estreme: sia durante le esibizioni di Voyager, Digitale Purpurea, e Il Cavaliere Alessandro, sia per l'evento di I Think del 6 dicembre scorso, intitolato Libero Pensiero e organizzato nella Sala S.Antonio di Barletta.

Potete visionare alcune tra le sue opere su www.flickr.com/photos/mrkornflakes

 

Antonella Fuccilli

(I Think Magazine, febbraio 2010)